Infezione da streptococco

Infezione da streptococco

“Dottoressa, mio figlio ha mal di gola, tosse e dei puntini rossi sulla lingua, ho chiamato la pediatra e mi ha detto di andare in farmacia e sottoporlo al tampone per lo Streptococco”.

Ogni giorno, da un anno a questa parte, in farmacia, arrivano richieste di esecuzione di tamponi oro-faringei, ai bambini, per la diagnosi dell’infezione da Streptococco.

Cos’è lo Streptococco e come si trasmette?

Gli Streptococchi che causano malattie nell’uomo sono i beta-emolitici di tipo A e B, coinvolti in numerose patologie, soprattutto infantili.

Streptococco emolitico di tipo A: si localizza sulla pelle e a livello delle vie respiratorie alte in gola) dove, se si moltiplica, può causare faringotonsillite, provocando febbre alta (fino a 39-40°), gonfiore delle tonsille, difficoltà a deglutire, piccole macchie rossastre sul palato, accompagnate da brividi, mal di testa, debolezza, oltre a causare infezioni della pelle.

Streptococco emolitico di tipo B: è un batterio presente sulla mucosa genitale femminile, per cui la donna potrebbe trasmetterlo durante il parto al neonato (motivo per il quale si raccomanda di sottoporsi ad un test durante la gestazione, per valutarne la presenza).

Nella forma precoce, lo Streptococco di tipo B, si diffonde per via ematica e si manifesta con polmonite acuta, mentre nella fase tardiva, si manifesta con meningite. 

                      

Come si trasmette l’infezione da Streptococco di tipo A?

L’infezione da Streptococco di tipo A si trasmette per contatto diretto delle secrezioni di naso o gola di soggetti infetti o con lesioni cutanee infette. Anche i portatori sintomatici possono trasmetterla, ma l’infezione asintomatica è molto meno contagiosa.

E’ proprio questo tipo di trasmissione che spiega il motivo della notevole impennata di casi, nel corso del 2023, soprattutto a carico di bambini in età prescolare.

Infatti, secondo i risultati di un lavoro pubblicato su Lancet Microbe, dai ricercatori della Pediatria e della Microbiologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCSS e dell’Università Cattolica, l’aumento dei casi è stato dovuto alla rimozione di sistemi di protezione, come le mascherine, contribuendo ad un contatto più frequente.

Secondo questo studio, il ridotto contatto con questo microrganismo, durante il periodo del Covid, ha determinato un debito immunologico, che ha impedito di sviluppare una risposta da parte del sistema immunitario, per cui è venuta meno la normale immunità parzialmente protettiva nei confronti dell’infezione.

Come viene diagnosticata l’infezione da Streptococco tipo A?

Le faringotonsilliti da Streptococco di gruppo A possono essere diagnosticate tramite il prelievo di un campione prelevato dalla parte posteriore della gola (faringe) e le tonsille, con un tampone (bastoncino con cotone alla sua estremità) all’interno della bocca della persona infetta, sfregandolo contro la parte posteriore della gola e le tonsille.

Nelle malattie cutanee il tampone si effettua sulla cute infetta.

I tamponi effettuati in farmacia risultano, dunque, un valido strumento di screening, anche se possono capitare tanti falsi positivi e falsi negativi.

Tuttavia, se un bambino ha evidenti e forti sintomi (febbre alta, tonsille aumentate di volume e infiammate), ma risulta negativo al tampone (test rapido), sarebbe necessario ripetere il test in laboratorio per confermare la diagnosi.

Lo stesso accorgimento si adotterà in caso di positività al test rapido.

Solo un tampone faringeo-tonsillare eseguito in un laboratorio, seguito da esame colturale e da un antibiogramma, permetterà di caratterizzare il microrganismo.

Inoltre, in caso di positività al tampone in farmacia, non sarà necessario effettuare il tampone a fratelli o sorelle, se essi risultano asintomatici.

Come si previene l’infezione da Streptococco di tipo A?

L’infezione si trasmette facilmente con lo stretto contatto con persone infette o superfici contaminate, per cui occorre:

ü Evitare il contatto con persone infette;

ü Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone;

ü Coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce;

ü Gettare via i fazzoletti usati molto rapidamente.

Quali complicazioni può causare l’infezione da Streptococco tipo A?

A volte, le infezioni di questo batterio possono complicarsi e causare:

ü Sinusite;

ü Infezioni alle orecchie (otite);

ü Vesciche piene di pus (ascesso) vicino alle tonsille;

ü Scarlattina.

A distanza di qualche settimana dall’infezione acuta, possono insorgere complicazioni (sequele), causate indirettamente dallo Streptococco tipo A.

Sono reazioni autoimmuni, in cui gli anticorpi prodotti contro il batterio, riconoscono erroneamente come estranei alcune parti dell’organismo, come le valvole cardiache, i glomeruli renali, i vasi del cervello.

Queste sequele possono manifestarsi a distanza di anni e determinano:

ü Malattie cardiache (febbre reumatica);

ü Malattie renali (glomerulonefrite post-streptococcica);

ü Corea di Sydenham o reumatica (movimenti involontari di braccia e gambe, il cosiddetto ballo di San Vito).

Come detto sopra la scarlattina è una complicazione dello Streptococco Beta emolitico di tipo A. È l’unica tra le malattie esantematiche ad essere causata da un batterio e non da un virus.

All’inizio si manifesta come influenza, con febbre (38-40°) e mal di gola, senza alcuna macchia sulla pelle (fase pre-esantematica).

Dopo 24-48 ore, inizia la fase esantematica, caratterizzata dalle “bolle da scarlattina”, cioè un’eruzione cutanea di colore scarlatto.                                                    

L’esantema da scarlattina è caratterizzato da puntini rossi piccoli, molto ravvicinati, un po’ sollevati. In genere la scarlattina non dà prurito, inizia a livello inguinale e ascellare, per poi estendersi, in 24 ore, a tutto il tronco, gli arti e il viso.    

Due caratteristiche tipiche di questo esantema sono:

1. Arrossamento delle guance, ad eccezione di naso e bocca;

2. Sulla lingua, si presenta, prima una patina biancastra, con papille, per poi diventare “a fragola rossa”, con papille in evidenza di colore rosso acceso.

L’incubazione da scarlattina va, in genere, da due a cinque giorni.

Il rischio di contagio si prolunga per tutta la durata dell’infezione, quindi fino a due- tre settimane. Con la terapia antibiotica il rischio si annulla dopo 48 ore.

La scarlattina, pur non essendo una patologia pericolosa, se non trattata, può portare conseguenze a lungo termine come le sequele autoimmuni a carico di organi come cuore e reni, dette sopra.

 

 

Quale terapia per lo Streptococco tipo A?

La molecola da preferire per il trattamento di questo batterio è l’amoxicillina, infatti, ad oggi, non c’è evidenza di ceppi resistenti a questo antibiotico.

La terapia con questo antibiotico va iniziata al più presto, dopo l’esame attestante la diagnosi, e va proseguita per dieci giorni, per evitare le complicanze.

Dopo 24-48 ore dall’inizio della terapia, il bambino non sarà più contagioso e se non ha sintomi, potrà ritornare a scuola.

Attualmente non esiste un trattamento preventivo, né esiste un vaccino per la scarlattina, tuttavia, poiché la varicella favorisce l’infezione da scarlattina, vaccinare il bambino per la varicella, può proteggerlo anche dalla scarlattina.

La scarlattina non dà immunità, quindi ci si può ammalare più volte.

Se la scarlattina si contrae in gravidanza, l’infezione non è pericolosa né per la mamma in attesa, né per il feto e l’antibiotico amoxicillina può essere usato durante la gestazione.

Se l’infezione viene contratta alla fine della gravidanza, sebbene sia raro che l’infezione venga trasmessa al bambino durante il parto, può essere valutata una terapia antibiotica anche per il neonato.

dottoressa Lucia Sileno farmacista

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