Allergie alimentari o intolleranze alimentari: quali differenze?

Allergie alimentari o intolleranze alimentari: quali differenze?

Studi recenti rilevano come i disturbi da allergia alimentare interessano il 5% dei bambini e circa il 4% degli adulti. Questo chiarisce come le allergie siano meno frequenti rispetto alle alimentari, di cui soffre il 15-20% della popolazione italiana.

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento esponenziale sia delle allergie che delle intolleranze alimentari, che spesso sono considerate come patologie simili, ma non lo sono. Per questo occorre chiarire la distinzione tra le due patologie. L’allergia alimentare è dovuta ad una reazione del sistema immunitario, che considera una sostanza alimentare, innocua per altre persone, come pericolosa. In risposta a questa sostanza alimentare, detta “allergene”, il sistema immunitario produce IgE, che inducono il rilascio di sostanze (istamina, prostaglandine, leucotrieni) che causano infiammazione dei tessuti circostanti. In particolare, a scatenare tale reazione, sono le proteinecontenute in determinati alimenti, ad esempio le caseine, nel latte. Una caratteristica delle allergie alimentari è che, dopo la “sensibilizzazione” (il primo contatto con l’allergene), basta una piccola dose di alimento a scatenare la reazione.  Le allergie alimentari, IgE -mediate, compaiono abbastanza rapidamente dopo l’esposizione all’allergene e possono manifestarsi in forma lieve o più grave. Esempi di allergie IgE- mediate sono l’allergia al latte vaccino, alla frutta a guscio, cioccolata, pesci crostacei, pomodori, le uova. Si manifestano con orticaria, vomito, edema delle labbra e della lingua, nausea, dolore addominale e in alcuni casi, shock anafilattico. Le allergie alimentari, non IgE mediate, sono dette reazioni ritardate, per cui compaionodopo varie ore dall’ assunzione del cibo incriminato, con difficoltà ad identificare l’alimento responsabile. Un classico esempio di reazione non IgE mediata è l’allergia al nichel. In questo caso, i sintomi si manifestano dopo ripetute esposizioni al nichel tramite la pelle o ingestione di alimenti che lo contengono). Se avviene tramite contatto cutaneo, l’allergia al nichel si presenta come una dermatite da contatto, con eruzioni cutanee, orticaria, rossore, gonfiore, entro 24-72 ore dal contatto. Se invece, è scatenata da un alimento, l’allergia al nichel può presentare anche sintomi extracutanei (fastidi gastrointestinali, stanchezza, afte in bocca, problemi urinari, cefalea e vertigini), questo complesso di sintomi viene definita come Sindrome Allergica Sistemica al Nichel (SNAS). La diagnosi, nel primo caso, avviene con l’esecuzione di un test cutaneo (patch test), con l’applicazione di un cerotto contenente la sostanza. Nel secondo caso, non c’è un test specifico, quindi l’unico consiglio è quello di evitare gli alimenti contenenti nichel, come pomodori, cacao, tè, legumi, asparagi, spinaci, frutta secca e cereali ed evitare di fumare, in quanto il nichel presente anche nelle sigarette. Le allergie non- IgE mediate fanno seguito ad una gastroenterite acuta e si manifestano con disturbi gastrointestinali (vomito, diarrea, dolore addominale, feci ematiche), a cui può essere associata anche la dermatite erpetiforme simile all’herpes).

L’intolleranza alimentare, causa disturbi simili a quelli dell’allergia, ovvero disturbi gastrointestinali, come nausea, vomito, diarrea e crampi addominali ma non coinvolge il sistema immunitario. Inoltre, le intolleranze alimentari, a differenza delle allergie, sono caratterizzate da una dose soglia di allergene alimentare, ovvero, da una quantità massima di tale sostanza, oltre la quale si presenteranno i sintomi. Per questo, mentre i soggetti allergici devono eliminare del tutto il cibo che causa l’allergia, gli intolleranti possono assumere anche piccole quantità dell’alimento in causa, senza sviluppare sintomi, (fatta eccezione per i soggetti intolleranti al glutine e ai solfiti). L’ intolleranza alimentare è spesso dovuta a:

·     disfunzioni di tipo enzimatico, come la carenza o la mancanza di enzimi necessari a digerire certi alimenti, un esempio di intolleranza alimentare è l’intolleranza al lattosio, determinata dal deficit di lattasi, un enzima deputato alla digestione del lattosio, uno zucchero presente nel latte, ne conseguono sintomi come flatulenza, diarrea, gonfiore e dolore addominale;

·     eccessiva reattività a molecole presenti in determinati alimenti, un esempio è la tiramina, presente nei formaggi stagionati, che provoca cefalea nei soggetti ad essa intolleranti;

·     reazioni di tipo idiopatico, in quanto non è possibile definire i meccanismi che le causano.

Quindi, possiamo distinguere bene le allergie alimentari dalle intolleranze alimentari non solo sulla base del lasso di tempo entro cui appaiono i sintomi, ma anche sulla base dei sintomi stessi. La difficoltà, però, permane nel distinguere le intolleranze, che coinvolgono la reattività intestinale e i cui sintomi sono lenti a comparire, dalle reazioni di tipo non Ig-E mediate (cellulo-mediate, ovvero mediate da Linfociti T).Per cui, avendo caratteristiche simili, sia riguardo il tempo che i sintomi, potrebbero essere facilmente confuse.

A riprova di quanto detto, si possono analizzare tre patologie differenti nei quali la sintomatologia è simile:

1.  la celiachia, intolleranza atipica, poiché è una malattia autoimmune, in quanto il glutine (complesso di proteine presente nei cereali), attiva il sistema immunitario, che va a danneggiare la mucosa intestinale, quindi l’organismo che reagisce contro di sé (autoimmune).

La celiachia viene diagnosticata sia dosando nel sangue gli anticorpi antigliadina (la gliadina è una proteina del glutine), sia con la verifica dell’atrofia dei villi intestinali, eseguita con la biopsia intestinale. Nella celiachia il danno e la reazione avvengono dopo mesi o anni.

2.  La Gluten Sensitivity, intolleranza al glutine-non celiaca, non è una malattia autoimmune, non c’è alterazione della mucosa intestinale, non c’è attivazione delle IgE (non si tratta di allergia).

Poiché, questa intolleranza presenta gli stessi sintomi della celiachia, ma si presenta dopo ore dall’assunzione di glutine, l’unico modo per diagnosticarla è il metodo di esclusione di alimenti contenenti glutine.  

3.  L’allergia al grano, allergia IgE mediata.

Inoltre, occorre ricordare che esiste anche la Sindrome da allergia orale (Sindrome da allergia alimentare al polline), causata dalle proteine presenti nei pollini e negli alimenti che inducono reazioni crociate(spesso frutta e verdura crude e noci). Tali reazioni si verificano anche in soggetti allergici agli acari della polvere. Un soggetto allergico ad una proteina del polline reagisce ad una proteina simile presente nel cibo e genera una risposta allergica, spesso il soggetto tollera l’alimento solo se cotto o riscaldato, poiché le proteine che provocano tale reazione, vengono denaturate, perdendo la loro struttura. Esempi di pollini e alimenti associati:

·     Polline di betulla: mele, frutta a guscio.

·     Graminacee: melone, arance, patate, peperoni.

·     Polline di ambrosia: banane, cetrioli, meloni, semi di girasole, zucchine.

·     Acari: famiglia dei crostacei.

Sulla base di queste evidenze, per valutare una reazione avversa ad un alimento occorre fare un’attenta anamnesi che consideri:

·     I sintomi

·     Correlazione tra la loro e l’assunzione del pasto, in termini di tempo

·     Tipo e qualità di alimenti ingeriti

·     Contemporanea assunzione di farmaci

·     Esercizio effettuato

·     Presenza di patologie concomitanti.

Dopo l’anamnesi si rimanda ad effettuare test allergologici proprio per definire il meccanismo immunologico della reazione allergica (tipo IgE o non IgE mediato). 

Il Prick test è un test cutaneo, esame di primo livello, fatto in ambulatorio, che prevede l’uso di estratti allergenici purificati, che sono applicati in piccole quantità con piccole punture sull’avambraccio. Dopo 15-20 minuti se si ha un rigonfiamento nel punto di contatto, allora il soggetto risulterà positivo. Il test Prick by pryck utilizza come allergene l’alimento come tale. Questo test permette di aumentare la sensibilità e la specificità del test e permette di saggiare diversi alimenti, come quelli per cui non esiste in commercio l’estratto diagnostico.

Il RAST (Radio Allergo Immuno Sorbent Test) è maggiormente standardizzato, per cui non ha interferenze farmacologiche, può essere eseguito in corso di patologie cutanee, non è pericoloso e fornisce dati semiquantitativi. Il RAST è un esame di secondo livello, per cui va effettuato dopo le prove allergologiche cutanee per conferma o per valutazione della positività.

Test allergene-specifico con dosaggio delle IgE: il medico preleva un campione di sangue e si determina se le IgE si legano ad uno specifico allergene usato per il test.

Come si diagnostica un’intolleranza alimentare?

La diagnosi differenziale di intolleranza alimentare è una diagnosi per esclusione. Il metodo per esclusione consiste nell’eliminare l’alimento sospetto dalla dieta per 2-3 settimane e poi reintrodurlo per altre 2-3 settimane, metodo che deve essere gestito e monitorato dal medico specialista. Se i sintomi scompaiono durante il periodo di eliminazione dell’alimento e si ripresentano nel momento in cui viene reintrodotto, allora si verifica attraverso i test diagnostici sopra detti, se si tratta di un’allergia; in caso contrario i sintomi saranno deputati ad un’intolleranza alimentare. La diagnosi delle intolleranze alimentari è piuttosto complessa, infatti, una certa classificazione è stata fatta in base al tipo di sostanze e di meccanismo di azione, che per alcune, vede coinvolto, come spiegato di seguito, anche il sistema immunitario.

Intolleranze dovute ad un deficit enzimatico sono:

·     Intolleranza al lattosio, dovuta ad un deficit della lattasi (un enzima che scinde il lattosio), diagnosticata tramite il test del respiro all’idrogeno (Breath test), per cui si misura l’idrogeno emesso dal soggetto attraverso il respiro dopo che ha assunto il lattosio. L’ idrogeno, prodotto dalla fermentazione del lattosio non assorbito, rileva l’intolleranza al lattosio;    

·     Intolleranza al fruttosio, evidenziata sempre col Breath test;

·     Il favismo, dovuto ad un deficit dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi. È necessario evitare le fave, il vino rosso, i legumi e alcuni farmaci. La diagnosi viene effettuata con diversi test che valutano la funzionalità dell’enzima o test di screening (ad es. Fluorescent spot test), per poi fare un test genetico che evidenzia l’anomalia del gene interessato.

·     Intolleranza all’alcol, molto diffusa tra gli asiatici, dovuta ad un deficit dell’aldeide deidrogenasi, che determina un arrossamento del viso. In questo caso ci si basa sui sintomi o su un test genetico, che evidenzia la mutazione del gene dell’aldeide deidrogenasi.

·     Intolleranze farmacologiche: dovute alla presenza nel cibo di sostanze farmacologicamente attive, come le amine vasoattive (tiramina, istamina, caffeina), contenute in formaggi, pesce, cioccolato, o sostanze aggiunte agli alimenti (additivi alimentari) come coloranti, conservanti, aromi naturali e artificiali.

·     Intolleranze alimentari secondarie: conseguenti a malattie del tratto gastrointestinale, come malattie infiammatorie dell’intestino, gastrite, reflusso gastroesofageo.

Le intolleranze, come detto, si manifestano con cattiva digestione, crampi allo stomaco, diarrea, flatulenza, nausea, gonfiore, rigurgito, mal di testa.

Riassumendo, mentre le allergie alimentari sono scatenate direttamenteda anticorpi IgE o non IgEnelle intolleranze alimentari, in risposta alla presenza prolungata ed eccessiva di alimenti, che non riescono ad essere digeriti e metabolizzati, il sistema immunitario scatena in modo indiretto gli anticorpi IgG, responsabili dei sintomi “ritardati” delle intolleranze. Sebbene esistano molti test che evidenziano la presenza di IgG nel sangue, riuscendo a determinare l’intolleranza individuale a determinati alimenti, ad oggi, esiste molta controversia sulla validità di questo metodo, che è riconosciuto solo in parte dalla medicina ufficiale.

Esistono, inoltre, altri test che sono privi di attendibilità scientifica e non hanno dimostrato efficacia clinica. Tra questi, il test citotossico, che si basa sulla valutazione di modificazioni morfologiche delle cellule del sangue, che viene messo a contatto con la sostanza alimentare. Il test del capello, Il test della forza muscolare, Il VEGA test. Infatti, i sintomi delle intolleranze alimentari sono legati a molte variabili, come l’azione dei batteri fermentativi o la concomitanza di altre patologie o la predisposizione genetica che può rendere una persona intollerante ad un certo alimento nel tempo. Per questo motivo, è consigliato rivolgersi a centri medici specializzati, dove sarà il gastroenterologo o l’allergologo a valutare gli esami da effettuare e la diagnosi.

dottoressa Lucia Sileno farmacista

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